Il Mugello era abitato già in epoca paleolitica. I ritrovamenti lasciano infatti presupporre che vi fossero intensi traffici con i territori al di là dell’Appennino. Una caratteristica che questi luoghi non abbandoneranno mai.
Ai Liguri Magelli seguono gli Etruschi, che iniziano a pianificare una più articolata rete viaria prevedendo il passaggio della direttrice che unisce i centri di Fiesole e Felsina. Durante l’età romana, nonostante sia stato soggetto a opere di militarizzazione, il Mugello vive sostanzialmente un lungo periodo di pace che purtroppo non dura per sempre. Fino al Medioevo, infatti, il territorio non è coinvolto in alcun conflitto. Ma proprio per la sua posizione di crocevia, ben presto diventa oggetto d’invasioni da parte delle popolazioni barbariche.
È sempre la sua particolare collocazione a definire il destino del Mugello, nel bene come nel male. L’ascesa politica ed economica di Firenze, infatti, richiedeva un buon sistema viario per favorire i commerci. Ecco quindi che il Mugello torna a essere strategico e tappa obbligata, attraverso i suoi vari valichi, nell’ambito dei traffici verso le terre padane.
La prosperità del comprensorio dura fino al primo principato mediceo. E nonostante il ruolo commerciale e artigianale dei centri di fondovalle, per lunghi secoli il comprensorio è vissuto basandosi su un altro modello di sviluppo: quello agricolo, organizzato sulla mezzadria poderale e sul sistema di fattoria.
E così anche nell’Ottocento il territorio è in gran parte appoderato a mezzadria, anche se non mancavano aziende di piccoli proprietari coltivatori. A partire dal 1921 inizia il processo di spopolamento e di abbandono delle campagne, che diventerà fenomeno dirompente dal 1955 in poi, con il boom economico. Ma anche stavolta non tutto è perduto, perché alla crisi dell’agricoltura tradizionale si risponde con un nuovo sviluppo industriale.